Un abbraccio festoso e commosso per monsignor Seccia: «Porto con me la pena per le chiese e la gente senza casa» FOTO

TERAMO – Una toccante festa di saluto, tutta dedicata al presule che ha condiviso 11 anni di missione pastorale con la comunità aprutina. E’ sembrato commosso monsignor Michele Seccia nella celebrazione che ieri sera gli hanno organizzato al Comunale, tra rappresentanti istituzionali, parroci, laici e tanti fedeli che hanno gremito la platea del cineteatro. Discorsi di saluto e di sincero ringraziamento, sono stati pronunciati dal prefetto, dal procuratore, dal sindaco Brucchi, dal suo collega di Atri, dal presidente della Provincia, dal rettore di UniTe, dalla presidente della Fondazione, da chi, come il vicario don Davide Pagnottella, ha condiviso la guida della Diocesi in un momento particolare della vita di questa comunità, con il terremoto e le calamità naturali che hanno ferito a fondo il tessuto sociale e danneggiato anche il patrimonio ecclesiastico. E proprio a questo patrimonio, monsignor Seccia ha fatto riferimento, quando ha salutato dal palco i presenti, confessando di «portare con me questa pena, delle 200 chiese inagibili, delle tante persone che sono senza casa, tutto ciò che abbiamo sperimentato nell’ultimo anno in modo particolare», facendo sorridere quando ha confessato di non pensare di portar male lui, che nella sua vita ha vissuto quattro terremoti. Monsignor Seccia ha anche confidato un segreto, quando ha chiesto e convinto papa Francesco a rinviare di sette mesi il suo trasferimento a Lecce: «Padre – gli ho detto -, se vado corsro dietro ai titoli, se resto e non obbedisco voglio essere il aslvatore di Teramo… ‘Mi hai fatto riflettere’ mi ha detto ma adeso, il 10 ottobre, vasi e io ho risposto ‘obbedisco!’». «Ma, come ripeto spesso, la speranza cammina con le gambe degli uomini – ha salutato  il vescovo Seccia -. A voi autorità affido queste gemme preziose della Diocesi, perchè quello che si realizza in questa realtà, di accoglienza, solidarietà e attenzione, promozione della dignità della persona umana, è qualcosa che va conosciuto, le loro porte sono sempre aperte. Così come – ha concluso – la mia porta saarà sempre aperta se verrete giù nella Puglia, perchè gli amici non si dimenticano mai. Grazie, grazie, grazie!»